Vogliamo lanciare una campagna seria, indispensabile per il benessere collettivo? Proponiamo di abolire le musiche d’attesa nei centralini telefonici. A prima vista potrebbe sembrare un’inezia rispetto a priorità importanti ma riflettiamo un momento sugli effetti che avrebbe nella vita di ogni giorno.
LIBERA MUSICA IN LIBERO STATO
Ma è proprio obbligatorio che per parlare col mio gestore telefonico debba sorbirmi almeno un quarto d’ora di una canzone orrenda? Già sono costretta a essere più veloce della luce nell’ascoltare e digitare la giusta sequenza per parlare con un operatore. Poi se la sorte mi assiste devo essere così abile e così fortunata da avere trovato la persona giusta, perché il più delle volte dall’altro lato della cornetta, quasi con sadismo, ti dicono che devi ricominciare daccapo. E mentre tu mediti su come distruggere lo smartphone, sogni una vita da eremita disperso nella taiga siberiana, quella maledetta musichetta continua a girare. Almeno avessero gusti decenti, invece per essere nazional popolari scelgono il peggio canoro che ci sia sul mercato. Se avete il coraggio, sparate neomelodici a manetta, almeno ridiamo.
CANZONI DA OSPEDALE
E il peggio deve ancora arrivare. Perché il fondo delle molestie musicali lo toccano i centralini degli ospedali. È vero, solo un incauto pensa di poter chiamare in un nosocomio pensando di avere una risposta. ma se si ha tempo libero, ci si può cimentare in un’impresa che ha tanto il sapore di una sfida. Primo squillo e tac, parte la musichetta. Due su tre è un brano di musica classica, perché la salute è una cosa seria, non si può certo avere come sottofondo musicale la playlist di Elio e le Storie Tese. Siamo la terra dei cachi, come cantava il gruppo sul placo di Sanremo, ma salviamo le apparenze dandoci un certo tocco di classe.
“NUDDU C’È”
Ascoltando la “Cavalcata delle valchirie” per almeno mezz’ora, hai tentato invano di parlare con il centralino di un ospedale pubblico. L’esasperazione è tale che deliri, vedi Wagner che dirige l’orchestra di Gianni Vezzosi all’ingresso del mercato di Ballarò. Però, come si dice da questi parti (chissà perché poi), “30 e 2 28”, sottintendendo che dopo tanta fatica, non ci si deve perdere d’animo a un passo dal traguardo. Alla fine la ricompensa arriva, qualcuno risponde al telefono e con sicura determinazione esclama: “Ma lei a chi cerca? Dduoco nuddu c’è (là non c’è alcuno”.
SOLUZIONE FINALE
I fatti parlano chiaro. In altri Paesi del mondo può essere forse piacevole un intermezzo musicale in attesa che qualcuno risponda. Ma nella bella Trinacria tutto questo sa tanto di sfottò verso il malcapitato utente, come se il messaggio latente contenuto in quelle note fosse: “Cornuto tu che hai chiamato, accussì ti insigni”.
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