La denuncia pubblica via social network della figlia di una paziente, un sospetto caso di meningite, le nostre domande. E ora anche le risposte dell’Ospedale Villa Sofia di Palermo che tendono a chiarire le prassi messe in atto nei casi in cui si presentano al pronto soccorso situazioni simili a quella da noi esposta.

CASI FREQUENTI

Ecco la nota della Direzione strategica in base a quanto rappresentato dal direttore del Pronto Soccorso. “Non è prevista la chiusura di un pubblico servizio come un pronto soccorso per un sospetto caso di meningite per il quale sono state adottate tutte le misure necessarie. Non lo prevede alcuna procedura e non lo prevede tanto meno il buonsenso per casi che nel corso di un anno si verificano con una certa frequenza.

NON ERA MENINGITE

In questi casi le mascherine protettive sono una misura precauzionale adottata regolarmente a garanzia di tutti gli utenti quando si verificano casi sospetti di meningite. Nel caso specifico, la paziente è stata isolata in ambiente nel quale non era assolutamente a contatto con altri pazienti. Sono stati effettuati tutti gli esami, in particolare l’analisi del liquido spinale, che hanno dato esito negativo.

NESSUN PERICOLO PER I RICOVERATI

Quindi nessun caso di meningite. In ogni caso è bene precisare che la fase di contagio della meningite avviene con i cosiddetti “portatori sani” attraverso le secrezioni respiratorie (goccioline volatili dalla gola o dal naso).  Non c’è mai stato quindi alcun pericolo per i pazienti ricoverati in Pronto soccorso e l’allarmismo legato ad una misura precauzionale come l’utilizzo delle mascherine è assolutamente ingiustificato e non può mai portare a bloccare un Pronto soccorso”.   

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