Nel 1978 gli Who, nell’album Who Are You, cantavano una canzone intitolata 905 che nel ritornello dice queste parole: «Tutto quello che faccio è stato fatto prima, ogni idea nella mia testa l’ha detta qualcun altro». Ebbene, capita che delle persone distanti nel tempo e nel luogo abbiano idee, frasi, pensieri e intuizioni (a volte anche geniali) simili, se non proprio identiche. Facciamo degli esempi raccontando casi incredibili.
DARWIN E SUO NONNO
È noto che il sistema eliocentrico quando fu “scoperto” da Copernico in realtà era già conosciuto da un illustre antico, da Aristarco di Samo; e che la dottrina dell’evoluzione di Darwin era già stata enunciata da Anassimandro, da Erasmo da Rotterdam, dal naturalista Jean-Baptiste de Lamarck e perfino dal nonno di Darwin. Questo ci fa pensare che una teoria o una scoperta può non avere fortuna se non ci sono condizioni esterne favorevoli, condizione sociali, di luogo, di tempo e chissà che altro.
L’ORAZIONE FUNEBRE DI HUME
Inoltre, accadono strane coincidenze che hanno il bizzarro come fonte di ispirazione. Il filosofo David Hume (1711-1776) di carattere gioviale e ironico scrisse la propria “orazione funebre”, intitolata Biografia del morto scritta dallo stesso, e si descriveva così: «Ero un uomo di temperamento mite, che comandava al proprio carattere, d’umore aperto, socievole ed allegro, capace di affetto ma poco suscettibile all’inimicizia e molto moderato in tutte le mie passioni. Perfino il mio amore per la gloria letteraria, la mia passione dominante, non inasprì mai il mio carattere, nonostante le frequenti delusioni». Descrizione onesta e sincera.
LA TOMBA DEL BARONE
Come Hume e anche di più fece il barone Agostino La Lomia di Canicattì in provincia di Agrigento che nel 1967 volle celebrarsi da vivo il proprio funerale. Organizzò tutto in gran pompa, perfino la banda e non fece mancare nemmeno le paste di mandorle. Si fece fotografare davanti la propria tomba sulla quale c’era scritto: «Qui giace Agostino La Lomia e Giudice nato il 30 gennaio 1905 ore 23». Giustificava la sua eccentricità con le parole: «La vera casa è la tomba: bisogna pensare alla morte quando si è in letizia».
L’INVENZIONE DI SCIASCIA
Restiamo a Canicattì. Nell’aprile del 1892 il medico Antonino Sciascia, per l’appunto di Canicattì, parte per andare a Palermo in occasione del XIII Congresso dell’associazione oftalmologica italiana, in cui relazionerà e annuncerà una sua invenzione che chiamerà «fototerapia». In pratica Sciascia ha ideato uno strumento, «il fotocauterio», ovvero una lente che frammentando la luce permette di misurare la distanza di applicazione, utile a curare malattie oculari.
IL BREVETTO
L’entusiasmo è grande da parte dei luminari, ma finito il congresso non importa più niente a nessuno. Sciascia sa di aver inventato qualcosa di utile e importante e nel 1894 presenta la sua invenzione a Roma al Congresso medico internazionale. Anche lì ovazioni a non finire, ma per il resto nulla di fatto. Tuttavia, sembrerebbe che tra i luminari ci sia stato anche il medico faroese Niels Ryberg Finsen… Nello stesso anno Sciascia brevetta la sua idea.
APPLAUSI AL POSTO DEL NOBEL
Per farla breve, Finsen pubblicherà due scritti, uno in tedesco l’altro in francese, quest’ultimo intitolato La Phototerapie, che gli darà nel 1900 grande notorietà e lo porterà con quella “invenzione” alla vittoria del Premio Nobel per la medicina nel 1903. Dopo ricorsi, dispute legali e quant’altro Sciascia ha ottenuto solo applausi e pacche sulle spalle.
LA PENICILLINA NACQUE IN MOLISE
Qualcuno potrà dire che è stato solo un caso “eccezionale”. Purtroppo va registrato che nel 1895 un medico molisano, Vincenzo Tiberio (1869-1915) scoprì la penicillina, ben 35 anni prima di Alexander Fleming che l’annunciò nel 1929. Nessuno lo prese sul serio e la sua strabiliante scoperta, che ben sappiamo salvò milioni di vite debellando pure delle malattie, non fu tenuta in considerazione e dimenticata.
LA RABBIA DEL GENIO
Quindi si può concludere che per il genio nascere in provincia, o nella periferia dell’impero, è di per sé sconveniente, svantaggioso e addirittura alle volte dannoso. Perché se capita che qualcuno in un luogo più fertile ha la tua stessa idea geniale, hai ben poco da arrabbiarti con chi ti ha scalzato, le cause della disfatta non sono addossabili a chi come te usa ancora la testa.
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