Figgh’i pulla! Nei campetti in via Campolo o in via Giotto, nel ’75 circa, durante le partite ignobili che facevamo giornalmente, echeggiava più di altri questo epiteto. Sinceramente io non sono mai stato un tipo da parolaccia facile verso gli altri, epperò così come ci si uniformava con le camicie col collettone a punta ed attillate, coi levi’s o con i rayban, altrettanto ci si uniformava nel linguaggio.
LA CAFUDDATA ASSASSINA
Ebbene un giorno, durante una di queste memorabili partite da ginocchia sdrucite all’inverosimile, mi trovavo davanti al portiere da solo ed il mio compagno a tre metri, ma molto defilato, sparacchia una ciofeca lontana dal palo che Farias levati. Incredibilmente cafuddo un figghipulla.
SUA MADRE ERA MORTA
Peccato che il ragazzo (anche appena conosciuto ed aggregatosi) aveva da poco perso la madre. Cominciò ad inseguirmi urlandomi come un ossesso “mia madre è morta”. Scappai. Come un coniglio bagnato mi rifugiai a casa. 12 anni avevo. Piansi.
SALTO IN AVANTI
1986, cinema Tiffany.
Fuori, in attesa dell’entrata, con in mano una fetta di pizza a taglio di Pollicino, parlo con gli amici, e guardando sulla mia destra intravedo un ragazzo che mi sembra conoscente. Ne conoscevo talmente tanti che sarebbe stata impresa ricordare, ma in un decimo di secondo risale a galla l’episodio. Tutto.
PAROLACCIA ARCHIVIATA
Mi avvicino.
“Ti devo chiedere scusa”
Per cosa ?
Gli racconto l’episodio, quasi non ricordava.
Mi ringrazia e mi abbraccia.
Non so se è stato un gesto di gentilezza ma sentivo di doverlo fare.
Quella parolaccia non l’ho mai più detta in tutta la mia vita, ed in generale nessuna offesa dello stesso tipo.
Festa della gentilezza sì, ma anche di redenzione.
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