Ai tempi del Coronavirus
Parafrasando Pessoa ed il suo capolavoro “ il libro dell’inquietudine” i palermitani in questo lungo periodo vivono la loro città solamente al balcone e alla finestra .
Pessoa scriveva il più bel diario del secolo passato lavorando come impiegato nell’ufficio di import-export di una ditta di Lisbona, i palermitani scriveranno il diario della loro città ai tempi della peste del XXI secolo a casa loro finché saranno costretti a non uscire da casa.
Brevi personali pensieri dei palermitani che vorranno partecipare alla scrittura del diario della peste 2.0 che resterà nella storia. Un impegno , un antidoto alla solitudine, un riconoscimento alla città.
ISOLA NELL’ANIMA
Oggi pensavo che mai come in questi momenti i siciliani di ogni ceto avvertono quella terrificante insularità d’animo di lampedusiana memoria. La Sicilia ha attratto predatori di ogni specie che poi hanno finito per amarla e abbellirla. Può essere che il Covid 19 si lasci ammaliare dalla incomparabile bellezza siciliana e di Palermo?
LA MUSICA INSISTENTE
Nel silenzio assordante della quarantena sento la musica insistente di una vita cittadina che ad ogni angolo ha una sonorità rappresentata dalle grandiose testimonianze di pietra di un secolare passato. Perché essere palermitano significa avere molte patrie , significa essere identità di molte identità, miscuglio e crogiuolo omogeneo – disomogeneo d’un retaggio eteroclita; epperò da questo assemblaggio “ alla rinfusa “ viene il fascino autentico e prodigioso di questa unica città.
(nella foto: Palermo in cartolina, collezione privata di Riccardo Compagnino)
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