Francesca Viola (che tutti hanno sempre chiamato Franca) è una di quelle persone a cui il destino affibbia il ruolo troppo spesso scomodo o niente affatto desiderato di icona, di eroe. Ma Franca non voleva affatto essere un’eroina né diventare una icona. Era una ragazzina che voleva vivere spensieratamente la propria giovinezza: la scuola, le amicizie, i primi amori, così come si poteva nella Sicilia degli anni ’60.

VIOLENTATA DA UN MAFIOSETTO

Invece Franca venne rapita per strada, violentata e reclusa dal suo spasimante, un mafiosetto imparentato con i Rimi di Alcamo, che non sopportava l’idea di essere rifiutato. Franca – mettendosi contro una buona parte dei suoi compaesani ma soprattutto rifiutando la “morale” dell’epoca – denunciò il suo violentatore. La legge, allora, era dalla parte degli stupratori. Così in tribunale la ragazza, oltre al danno, dovette subire anche la beffa.

Franca Viola al Quirinale

IL MATRIMONIO RIPARATORE

“Per i delitti preveduti dal capo primo e dall’articolo 530, il matrimonio, che l’autore del reato contragga con la persona offesa, estingue il reato, anche riguardo a coloro che sono concorsi nel reato medesimo; e, se vi è stata condanna, ne cessano l’esecuzione e gli effetti penali”. Questo prevedeva l’art. 544 del Codice Penale: era il “matrimonio riparatore”, una autentica infamia che faceva il paio con quell’altra norma altrettanto becera che considerava il “delitto d’onore” non punibile.

IL SOGNO DI UNA RAGAZZINA

Franca non volle sposare il suo stupratore, preferì passare per una poco di buono, per una “svergognata”, ma salvare la propria dignità di essere umano e libero. Il suo gesto – allora tutti i giornali d’Italia ne parlarono – fu l’input che portò, nel 1981, alla definitiva abrogazione del delitto d’onore e del matrimonio riparatore (1981, non 1881…). Era solo una ragazzina che voleva divertirsi, frequentare la scuola, innamorarsi del suo principe azzurro, invece si trovò suo malgrado a cambiare la Storia.

LA MORTE DEL VIOLENTATORE

Franca Viola è da moltissimi anni moglie, mamma e nonna felice. Vive ad Alcamo ed è una persona riservatissima che non ha mai parlato del suo passato. L’8 marzo 2014, in occasione della Festa delle Donne, l’allora presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, le ha concesso l’onorificenza di Grande Ufficiale dell’Ordine al merito della Repubblica italiana. Il delinquente che la violentò morì in un agguato di mafia nel 1978, pochissimi anni dopo i fatti.

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