(foto di Riccardo Campolo)
Una preghiera: statevene a casa e state zitti!
Voi che prima del 23 maggio 1992 non salutavate Giovanni Falcone e nei corridoi del Palazzo di Giustizia lo evitavate.
Voi che al CSM avete votato no alla proposta della sua nomina al vertice della Superprocura.
Voi che dicevate che Giovanni Falcone era malato di protagonismo.
Voi che con soddisfazione avete condiviso la decisione del Procuratore della Repubblica pro tempore di affidare a Giovanni Falcone la trattazione di processi bagatellari, così disperdendo nel nulla le sue indiscusse capacità investigative.
Voi che avete addirittura ipotizzato che avesse commissionato a qualcuno il compito di posizionare le cariche di tritolo nei pressi della sua villla all’Addaura.
Voi che lo invidiavate perché non avevate le capacità professionali e di dedizione al lavoro che aveva lui.
Voi che avete sostenuto che le sue indagini patrimoniali sui beni degli imprenditori siciliani mafiosi stavano mettendo in crisi l’economia siciliana.
Voi che avete sostenuto che se ne era andato al Ministero perché voleva fare carriera politica con Martelli.
Voi che avete detto che “Falcone si teneva nel cassetto le indagini“.
Voi che vi dava fastidio il rumore delle sirene delle Alfette blindate che lo accompagnavano a casa.
Voi che in questi 26 anni siete diventati improvvisamente tutti “amici di Giovanni e Paolo”, ma che in vita non li salutavate.
Voi che della morte di Francesca Morvillo, Rocco Dicillo, Antonino Montanari e Vito Schifani non avete mai parlato.
Voi che non sapete nemmeno quanto pesi il silenzio di una camera di consiglio monocratica quando si firma una misura cautelare o quando si condanna qualcuno all’ergastolo.
Voi che non sapete che cosa si prova quando entri nel garage del Palazzo di Giustizia e i parenti dei detenuti ti sputano sulla macchina.
Ecco, tutti voi per favore oggi statevene a casa e non rompete con le vostre passerelle ipocrite in via Notarbartolo.
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