Considerate da sempre, ma forse solo in Italia, le elezioni di serie B. Signore e signori, ecco a voi le elezioni europee, quelle per un lungo periodo destinate ai trombati di altre tornate, ai personaggi in cerca d’autore, ai professoroni. Oggi dovrebbe essere chiaro, dal nord- est alle isole, l’importanza strategica che ha assunto l’Europa nel corso degli ultimi 20 anni, l’impellenza di avere una rappresentanza politica adeguata alle esigenze di una Sicilia che fatica a mettere assieme il pranzo con la cena e necessita oggi più di prima dell’aiutino della UE, il bisogno di una programmazione che sia di sostegno ai comparti produttivi. Insomma, di essere presenti in Europa con le prime linee e non con i panchinari. In Sicilia si gioca una partita decisiva, sia per la sfida leghista nel territorio di caccia preferito dal M5s, sia per i rapporti di forza all’interno dei partiti.
I SICILIANI AL VOTO NEL 2014
Nel 2014, dei 5.715.079 aventi diritto al voto nella Circoscrizione Italia insulare che comprende Sicilia e Sardegna, soltanto in 2.438.527, pari al 42,66%, si recarono alle urne. I siciliani che andarono a votare furono 1.848.246 (il 42,88% degli iscritti alle liste elettorali). Complessivamente il 7% del voto si disperse tra schede bianche (51.526) e schede nulle (117.403). Il dato aggregato di questi voto avrebbe garantito l’elezione di un eurodeputato. La sensazione per questa tornata è che la percentuale dei votanti sarà leggermente più alta.
LA STRATEGIA DEL PRIMA NON PRENDERLE
Guardando le liste dei partiti di governo e dell’opposizione si comprende che la strategia è identica a quelle delle squadre che giocano in trasferta e puntano alla salvezza: prima non prenderle. Tranne rare eccezioni, diverse candidature senza senso, poca competenza curriculare, pedine piazzate per ribadire i rapporti di forza all’interno degli stessi partiti. A naso, quelle rare eccezioni, saranno premiate e sarà un ulteriore passaggio verso il dissolvimento delle rappresentanze regionali dei partiti che molte di quelle eccezioni hanno dovute subirle dai capi del piano di sopra.
IL SORPASSO DEL PCI SULLA DC: ERA IL 1984
Cosa ci ricordano le elezioni europee? Innanzitutto un fatto storico dell’Italia repubblicana avvenuto nel 1984, il sorpasso del Pci alla Dc. Più voti e più seggi ai comunisti, non era mai accaduto e non accadrà mai più fino alla fine delle due storiche sigle della politica nazionale. A quel risultato è legato in maniera indissolubile il ricordo di Enrico Berlinguer, una delle poche icone della politica italiana, morto sul palco, proprio come nei sogni di ogni rockstar che si rispetti.
ORLANDO CONTRO LIMA: ERA IL 1989
E cinque anni dopo un altro scossone niente male, perché è l’inizio della fine della Dc che parte proprio dalla Sicilia e precede il ciclone di tangentopoli. Leoluca Orlando è ancora ragazzetto, ma ha vista lunga e gran fiuto. Capisce che nelle correnti Dc c’è qualche crepa e che mai la sinistra interna sarà in condizione di dare la spallata definitiva a quella parte che si dice compromessa con la mafia. Volete Lima capolista? Tenetevelo, ma non in mio nome, questo in sintesi il messaggio che è il preludio dell’addio allo scudocrociato e alla nascita delle Rete. Era il 1989, per la cronaca, Salvo Lima sarà eletto con una valanga di voti e resterà a Bruxelles sino al giorno del suo omicidio.
ORLANDO E BIANCO: ZERO TITULI PER PRODI
Sempre Orlando protagonista nel 1999. È il debutto dei Democratici di Romano Prodi, in Sicilia una lista da paura con il sindaco di Palermo e il suo omologo catanese, Enzo Bianco. Il successo è clamoroso, il catanese vince in volata, ma per il meccanismo elettorale non scattano seggi e i due resteranno nei Palazzi di Città, anche se ancora per poco. Orlando, infatti, si dimetterà dopo un anno per tentare la scalata (fallita) alla Regione, Bianco verrà promosso ministro.
E MUSOTTO BATTE DELL’UTRI
Sempre nel 1999, altra pagina da ricordare sul versante Forza Italia. A Miccichè occorre piazzare Marcello Dell’Utri, non solo perché suo mentore professionale ancora prima che politico e fedelissimo del gran capo di Arcore, ma per forgiare il partito sempre più a sua immagine e somiglianza. È il periodo d’oro di Forza Italia in Sicilia, da lì in poi travolgenti stagioni di trionfi. Ma prima di Dell’Utri si piazza, mettendone a rischio l’elezione, quel Francesco Musotto che sollecita lo spirito d’appartenenza di tutti i berluscones che cercano di fare lo sgambetto a Miccichè e non vedono di buon occhio le decisioni imposte dall’alto. Musotto ci rimise la successiva candidatura a sindaco e i rapporti, nonostante la pace siglata anni dopo, risentirono sempre di quell’episodio.
LO SGAMBETTO DI CICU
Le Europee non portano bene a Gianfranco Micciché . Cinque anni fa sembrava cosa fatta il suo sbarco oltre confine, ma fu battuto sul filo di lana dal sardo Salvatore Cicu che seppe sfruttare al meglio il suo legame familiare con la Sicilia e l’aiutino di qualche ex amico di Micciché. Fu un risultato eccezionale per la Sardegna, penalizzata dal minore numero di elettori, che in quella circostanza piazzò anche Antonello Soru, eletto con il Pd.
VENTI ANNI DI LEGA
Nel 1999 la Lega si chiamava Liga Veneta. Raccolse poco meno di 200.000 voti e ovviamente non prese seggi. In venti anni molte cose sono cambiare e lo testimonia la presenza delle liste salviniane anche dove era inimmaginabile potesse raccogliere consenso. Cinque anni fa in Sicilia la Lega, assieme al Movimento No Euro, prese 14.000 preferenze non arrivando neanche all’1%. Stavolta c’è già chi brinda e ha prenotato il volo per Bruxelles.
playlist: Le elezioni – Giorgio Gaber
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