Alle tipe piace il tipo simpatico, non quello bello. Ve l’assicuro. Una battuta, una freddura, una barzelletta e divento biondo e occhi azzurri. È tutta la vita che è così, croce sul cuore. Per cui è inutile che fate palestra, che comprate pillole per la ricrescita dei capelli o che spendete una cifra in abiti eleganti, perché se non avete né potere né soldi, dovete fare all-in sulla cazzimma.

LO SPACCIATORE

E se sono accorto di idee e devo rimorchiare, io ho il mio spacciatore di fiducia. Le compro a peso, in grammi. Ci incontriamo nei bar del centro, in mezzo alle persone – per mimetizzarsi, bisogna essere alberi in una foresta – e gli dico zio Tony, ce l’hai? E lui ‘nca pecciò. Tony Carbone è molto richiesto. In città è il fornitore della Palermo bene e non solo. Ne ha di tutti i tipi, sintetiche, fredde, dal trip immediato o più elaborato e duraturo. In ogni caso bisogna prepararsi, una troppo forte potrebbe mandarti in bianco.

IL TAGLIO DEL PRODOTTO

“Tutto è cominciato al bar o dal barbiere – racconta Tony – ma le tracce risalgono addirittura a 1500 anni fa. Nell’antica Grecia c’erano dei furbetti che avevano degli appunti con le battute e con la scusa di intrattenere o far ridere nelle grandi riunioni o cene, distraevano gli altri per mangiare a sbafo”, che gente. Ma come si fabbrica, come si taglia il prodotto per ottenere il trip? “La barzelletta nasce da un equivoco – dice Tony – partendo da lì, si costruisce a monte una storia, ognuno con la propria fantasia. Bisogna avere la capacità di condirla bene e di intercalare all’interno altre battute per renderla più ricca, in attesa della chiosa finale o della stoccata come la chiamo io”.

LA DIPENDENZAbarzelletta - tony carbone

Tanti le criticano, ma tanti ne hanno fatto uso: Gigi Proietti, Gino Bramieri, Walter Chiari. “Dopo averle prese, guarda i loro visi, la mimica facciale, i tempi, le pause, la gestualità, il dialetto non troppo marcato – spiega – conta molto chi la racconta a prescindere dalla caratura delle battute, tanto che una stessa barzelletta raccontata da due persone diverse può ottenere due risultati in termini di risate completamente diversi”.

FIN DA BAMBINO

Tony Carbone, lo spacciatore di barzellette è un eterno bambinone che fin da bambino le collezionava. Oggi, superata la cinquantina ha numeri da paura: “Quando ascolto una barzelletta, già so il finale – ride – a chi incontro dico, se me ne racconti una che non so, ti regalo cento euro e se invece la conosco mi dai dieci euro”, Tony ha un conto alle isole Cayman.

UNA PIU’ DEL DIAVOLO

Conosce centinaia di migliaia di battute, catalogate per argomenti o categorie (animali, suocere, politica, carabinieri, medici, sport…): “A memoria può contarne quattordicimila”, niente di meno. E se qualcuno pensa che menta, Tony è pronto a sfidarlo. “Non lo dico io, ma ne parlano gli scienziati: la nostra mente funziona per immagini, ogni cosa che vedo è collegata a fiumi di barzellette”.

DAI BATTESIMI AI FUNERALI

La barzelletta è presente in ogni momento della nostra vita: dai battesimi ai funerali, durante il sesso o col capo a lavoro. Ma nonostante sia qualcosa di naturale, fare ridere professionalmente è difficilissimo: “La natura di un comico, se ha l’arte nel sangue, la si avverte nell’estemporaneità. Un comico vero deve avere la battuta pronta e spararla a raffica; deve navigare nel teatro, la vita deve essere il suo palco, il passante che si ferma a parlare è uno spettatore non pagante”. E io glielo dico a Jennifer, tu sei una spettatrice non pagante e seduti sul divano, le sparo la sostanza appena comprata da Tony: Sai qual è il colmo di un giocatore accanito di Playstation che è nervoso? Perdere il controller. Ma non ride e quando tento di spiegarla, se ne va. Patate.

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