Si chiamava Calamaro gigante pictures e sembrava il nome di un film porno gay con schizzi di trash, ma all’epoca Fabrizio La Monica era più giovane, forse più sprovveduto, ma sempre appassionato. Quando l’ho conosciuto a Bagheria, la prima cosa che mi ha chiesto è stata se avessi un giardino, magari una pineta dove poter girare una scena di un film. Serviva all’imbrunire perché così il costume nero del licantropo si sarebbe fuso con la luce fioca e visivamente avrebbe reso di più, poi lui in post-produzione avrebbe fatto il resto. Mi sono detto, questo è folle. E non avevo torto. Ma oggi a un paio di anni di distanza il film (Vork and the beast, mezzo horror e mezzo fantasy) è stato proiettato al cinema di Bagheria, ha partecipato a concorsi internazionali e adesso è disponibile sul web.
LA MISSION DEL CALAMARO
Allora lo chiamo, come quei conoscenti che ti contattano al momento del bisogno, gli dico ciao e gli chiedodi Calamaro gigante: “Adesso si chiama Kàlama Film ed è una società a responsabilità limitata che si occupa di produzione e distribuzione cinematografica”, mi spiega che non è più da solo (e con una schiera di amatori), ora conta altri due soci (Samuele Lindiner e Ferdinando Gattuccio ndr.). Sulla pagina ufficiale si legge: La mission dell’azienda – come si passa da cazzeggio trash a mission? C’è un manuale di istruzioni? – è quella di portare il cinema siciliano ai vertici del territorio nazionale […] incrementare un business plan sul cinema (riecco l’inglese alla Paul Baccaglini). Ma allora Fabrizio è pazzo davvero. Oppure è un genio.
BAGHERIA, IL CENTRO DEL MONDO
Fare cinema e per di più indipendente è complicato, farlo da Bagheria come centro del mondo è visionario: “C’è uno scarso interesse nei confronti degli artisti – dice – abbiamo paesaggi splendidi da sfruttare, noi li abbiamo mostrati in cortometraggi e lungometraggi, ma per scuotere l’interesse organizziamo eventi, facciamo corsi di recitazione, uno degli obiettivi è anche realizzare un festival cinematografico nostrano”. Insomma, le idee sono chiare e ormai sono tanti anche i prodotti audiovisivi completati, ma la domanda delle domande, quella da un milione di euro è: sì, ma ci campate? “No, personalmente no. Quello che guadagno arriva per lavori da operatore video per altri registi, ma siamo ambiziosi e con il prossimo film Dio non ti odia vogliamo varcare la soglia del cinema professionale e raggiungere i primi riconoscimenti economici”.
PASSIONE E CRITICHE
Poco male, perché quello che Kàlama produce lo fa per amore vero. I ragazzi caricano le attrezzature nelle loro auto e partono per trasferte lunghissime, scoprono la regione e crescono anche professionalmente. Come non lodarli, soprattutto se non si becca neanche un quattrino. La gente li vede partire, la gente vede i loro film che magari non piacciono, ma chi se ne frega, destano curiosità: “Gli spettatori mi criticano la
lentezza della progressione della storia – spiega Fabrizio La Monica – Il pregiudizio verso un certo tipo di cinema c’è, soprattutto quando facevamo trash, non so se è perché siamo in Sicilia, ma l’importante è comunque lasciare il segno”. Che è la parafrasi di che se ne parli male, che se ne parli bene, l’importante è che se ne parli.
L’ARIA DEL CONTINENTE
Vork and the beast è arrivato all’occhio di alcuni registi romani, da uno di questi è arrivata una critica positiva (Fabrizio non fa il nome ndr.) ed è interessante notare come si riproponga sempre, ormai da secoli, il confronto fra professionisti e più giovani nel settore dell’arte. Questo produce competizione, questo produce crescita. E quando qualsiasi giovane è sulla strada, non si può fare altro che dare una mano. Purché la finisca con business plan, mission, target, briefing e camurrie varie.
Be the first to write a comment.