Forse non tutti sanno che un contributo importante all’aviazione italiana è arrivato dalla Sicilia. Precisamente dalla persona di Giuseppe De Marco. Originario di Prizzi, De Marco dedicò la prima parte della sua vita al volo. In un’era in cui il settore era in fase embrionale, ha dato un contributo importante al suo sviluppo, non circoscritto solamente all’ambito militare. In questo articolo raccontiamo la sua vita da aviatore.

SULLA SCIA DI ROLAND GARROS

Giuseppe De Marco nasce nel 1894 e la sua passione per il volo nacque in giovane età . Un giorno a Palermo vide il cielo solcato da un aereo Morane-Saulnier, guidato dal celebre aviatore francese Roland Garros. Da lì decise che sarebbe diventato un piiota d’aereo. Nel 1914 a 20 anni, abbandonò gli studi trasferendosi a Torino, alle soglie del primo conflitto mondiale, per iscriversi alla scuola di pilotaggio Antonino Chiribiri. Per approfondire la sua figura ci siamo rivolti a Salvatore Di Marco, farmacista e giornalista freelance specializzato in aeronautica: “De Marco comincia la sua attività in un periodo in cui il volo era agli inizi e non esistevano ancora le accademie militari. In un tempo in cui si volava in modo empirico, senza gli ausili tecnologici che sarebbero arrivati dopo. dimostra una predisposizione notevole, che viene notata dalle alte sfere aeronautiche”.

DURANTE LA GRANDE GUERRA

Con l’ingresso dell’Italia nella Prima Guerra Mondiale De Marco venne chiamato dall’allora Regio Esercito, diventando istruttore di volo. Per breve tempo fu compagno di squadriglia di Francesco Baracca, il primo asso dell’aviazione italiana ma il suo lavoro fu orientato esclusivamente alla formazione dei piloti: “Una volta presa l’abilitazione da pilota militare nel 1915, diventa istruttore con il grado di Caporal Maggiore nel 1915. Tra i suoi allievi vi fu Silvio Scaroni, che fu uno dei più importanti assi dell’aviazione. Il suo ruolo fu principalmente quello di formatore. Non partecipò mai a missioni tranne qualche volo di sorveglianza. Parallelamente si è specializzato anche nel pilotaggio di idrovolanti diventando istruttore alla Ducrot. Quando tornò dopo la guerra a Palermo nel 1919, fece parte della 270esima squadriglia. Compito di questa era quello di perlustrare le coste siciliana dagli U-Boot Austro-ungarici, che si spingevano lì per creare problemi ai traffici navali”.

GLI ESPERIMENTI CON GUGLIELMO MARCONI

Il contributo di Giuseppe De Marco non si limitò solamente al campo militare. La sua confidenza con il mezzo lo portò all’attenzione di uno dei più illustri scienziati dell’epoca: “Nel 1915 fu scelto personalmente dal premio Nobel Guglielmo Marconi come pilota per la sperimentazione del radio-telegrafo. All’epoca la radio era un mobilone con valvole e transistor ma i suoi collaboratori intravidero la possibilità di montarlo in aereo. Marconi riuscì a miniaturizzare l’apparecchio e a montarlo nell’aereo bi-posto. Sotto la guida del capitan Celloni, furono svolti i primi esperimenti aerei. De Marco pilotava l’aereo, con il radio-telegrafista a bordo. Superate le difficoltà iniziali, i risultati furono positivi”.

SUL CAUDRON ROSSO

Con la fine della guerra De Marco tornò in Sicilia, dove proseguì la sua attività da aviatore. Decise di comprare tra i residuati di guerra, un Caudron, modello che aveva già pilotato durante la sperimentazione del radio-telegrafo: “Dopo aver acquistato il mezzo, lo portò a Cascina Marasà, che si può considerare il primo aeroporto di Palermo, poi confluito a Boccadifalco. Rimise il Caudron in funzione e lo tinse di rosso, in modo che si potesse vedere su nel cielo. Da Cascina Marasà cominciò a decollare per esibizioni e voli di propaganda. Nel 1922 a Catania nei pressi di Fontana Rossa ha il secondo incidente della sua vita. Il primo lo ebbe nel 1919 a causa di un’elica montata male durante il collaudo dell’idrovolante per la Targa Florio Aeronautica. Questo fu colpa di una tempesta. Ne uscì vivo ma il mezzo si distrusse”.

PIONIERE DELL’AVIAZIONE SICILIANA

Protagonista negli anni di diversi eventi legati al volo, De Marco contribui alla diffusione dell’aviazione a Palermo e in Sicilia: “La sua attività col  Caudron fu l’embrione dell’aviazione palermitana. Fu capace di aggregare i patiti dell’aeronautica dando loro la possibilità di volare. Dalla sua iniziativa, di concerto con esponenti della nobilità palermitana, nacque l’Aero Club di Sicilia. Grazie ai suoi contatti con gli aviatori  europei riuscì a dar vita diversi eventi in città. Nel 1923 organizzò persino una parata di volo acrobatico durante le celebrazioni del 14 luglio per Santa Rosalia. Assieme a figure come Bellanca e Agusta ha dato un contributo all’aviazione siciliana. Inoltre, in un’era nella quale già si guardava al Sud come luogo arretrato, è riuscito ad affermarsi come istruttore a livello nazionale. In un tempo in cui non c’era  la tecnologia, ha dimostrato un mix di coraggio, passione, amore e una punta di incoscienza”.

LA MEMORIA

Nel 1926 De Marco smise di solcare i cieli per tornare a Prizzi dove ha lavorato come impiegato comunale fino al 1961, prima di rientrare a Palermo dove morì nel 1980. Il comune di Palermo gli ha dedicato una via,  situata nei pressi di Boccadifalco, così come ha fatto anche il suo paese natale. A coltivarne la memoria oggi sono gli eredi, in particolare il nipote più piccolo, che porta il suo stesso nome e cognome e che si impegna con orgoglio per far conoscere la storia del nonno.

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