La morte fa paura principalmente per due motivi: il timore della sofferenza e il pensiero di non poter vedere più i propri cari. Il signor Gaetano Vitale, soprannominato dai parenti Mimmo da quando uno zio che si chiamava così aveva lasciato prematuramente questo mondo, soffriva di scompensi cardiaci da qualche anno ma aveva sempre superato le crisi. Un uomo forte, del ’44, che come tutti voleva vivere il più possibile per godersi la moglie e i due suoi figli, Tony e Francesca. Ma c’era un altro amore che Mimmo non avrebbe mai voluto perdere, il Palermo.
UNO SGARBO INSOPPORTABILE
Soffriva per la serie A che gli avevano scippato. Non ci poteva pensare. Nonostante la malattia lo facesse stare male era peggiore quella sofferenza per ciò che aveva subito da tifoso rosanero. Il figlio Tony, cresciuto a pane e Palermo, lo aveva gridato alla signora De Angeli qualche mese fa, quando i Tuttolomondo promettevano mari e monti. I tifosi chiedevano chiarezza, trasparenza, un po’ d’amore. Ma non avevano fatto i conti con un’altra farsa e col fallimento. Mimmo se n’è andato il giorno dopo che il sindaco Leoluca Orlando ha deciso a chi affidare la nuova società.
IL BANDO
Faceva il tifo per Mirri perché era il nipote di Renzo Barbera, il suo idolo. A Tony, quella sera, l’ultima della sua vita, tramite una videochiamata fatta dall’ospedale in cui era ricoverato, aveva chiesto: “Chi ha vinto?”. E ha esultato per Mirri e Di Piazza, con quelle poche forze che gli erano rimaste. Poi ha aggiunto: “Ora speriamo facciano la squadra per tornare presto in serie A”. Quella serie A che era destino che Vitale non vedesse più. Almeno non dalla vita terrena. E forse se lo sentiva, visto che a febbraio, già molto sofferente, chiese al figlio, dopo un pranzo al ristorante, di portarlo al Barbera per fare delle foto ricordo. Proprio lì, in quel tempio che amava.
RENZO BARBERA E IL SENSO DI APPARTENENZA
Alla conferenza di presentazione c’era pure Tony. Chi lo sa, forse c’era pure Mimmo, che – sostiene il figlio – gli ha dato il coraggio di avvicinare Dario Mirri, il nuovo presidente rosanero. Due argomenti su tutti hanno colpito il giovane Vitale: il ricordo di Renzo Barbera e il senso di appartenenza. Due cose tanto care a suo padre, che si lamentava sempre, quando era in vita, di quegli allenamenti a porte chiuse e rimpiangeva quel nobile presidente, un gentiluomo che aveva sempre una “carezza” per tutti. Tony se li ricorda bene quegli allenamenti alla Favorita e la rabbia del ’79, quando il Palermo subì un altro scippo: “Ricordo che eravamo davanti alla tv e che litigai con mia sorella Francesca, che a quei tempi – ora non più – simpatizzava per la juve perché era invaghita di Cabrini. Mio padre – spiega Tony – ci fece innamorare dei colori rosanero, portandoci allo stadio e facendoci vedere da vicino i giocatori. Sentir parlare di tutto ciò durante la conferenza, e di quel Renzo Barbera tanto amato da mio padre, mi è sembrato un segno. Ho avuto l’impressione che in quel momento Mirri si stesse rivolgendo a me”.
L’ULTIMO DESIDERIO
Un salto generazionale ma adesso la storia si ripete. Seppur in serie D, torna un presidente “alla Renzo Barbera” e torna, soprattutto, il senso di appartenenza: “Mio padre è morto qualche giorno fa – ha detto commosso Tony Vitale a Dario Mirri, alla fine della conferenza stampa -. Soffriva per la A scippata. Prima di morire sperava in un Palermo forte e in una risalita in A. Quando è morto – ha concluso piangendo – gli ho regalato una maglia col suo nome e gliel’ho messa sulla bara di legno”. Ragione di vita. Era questo il Palermo per Gaetano Mimmo Vitale. E Mirri non è rimasto indifferente. Ha abbracciato Tony, un abbraccio sincero, nonostante il caldo e il sudore, e in un orecchio gli ha dato coraggio e speranza. Poi, con la voce rotta dal pianto, ha detto: “Anche io vorrei una maglia rosanero sulla bara quando morirò. Riporteremo il Palermo dove merita, anche per tuo padre”.
PLAYLIST: Grande amore – Il Volo (La canzone preferita di Mimmo)
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