Grevio – Incerta l’etimologia di questa parola, certo il significato originario che in italiano si può tradurre letteralmente in “insipido”. Una traduzione limitativa perché è un termine che ha molteplici declinazioni e anche derivazioni differenti dal significato.

L’ORIGINE

Inizialmente con grevio si definiva una pietanza senza sale o genericamente poco saporita. Insomma un cibo poco gustoso e in definitiva con un brutto sapore. Si sa che i siciliani sulla buona cucina non scherzano e che l’essere una buona forchetta è una prerogativa a cui tengono al di qua dello Stretto di Messina. Quindi un piatto “grevio” è assolutamente bandito dalle tavole sicule. L’espressione è stata traslata anche per definire stati d’animo e modi d’essere.

UN PARTNER ALGIDO

Se avete un fidanzato “grevio”, è il caso che vi guardiate intorno. In ambito sentimentale con questo termine si indica un partner poco espansivo, anaffettivo, molto distaccato e disinteressato ai piaceri della carne. Il grevio risponderà poco o nulla agli stimoli che gli vengono proposti, essendo per natura un “passapitittu”, ovvero uno che fa passare l’appetito, secondo la traduzione letterale.

GLI SIDDIA

Anche in questo caso le buone prassi a tavola la fanno da padrone nella sintassi siciliana. Se il tipo “grevio” è da tenere lontano, quello “passapitittu” è da bandire dalla cerchia degli amici, perché sarà sempre annoiato, scocciato e boicotterà ogni iniziativa, limitandosi a un laconico “mi siddia” (mi secca).

LA GREVIANZA

Da grevio deriva “grevianza” termine con cui si indica generalmente l’insofferenza. Negli adulti è quella scontrosità e quel manifesto senso di insoddisfazione o di noia, mentre nei bambini, in particolare nei neonati, sono grevianze, le crisi di pianto che esplodono all’improvviso e non si riescono ad arrestare.

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