Il Lego ha più o meno la mia età. Il mattoncino più famoso del pianeta, per la precisione, è nato cinque mesi prima del sottoscritto, verso la fine del 1958. Non la fabbrica che lo produsse che è di oltre un ventennio più antica, ma proprio il mattoncino. E a distanza di 60 anni, con il dovuto arrotondamento, apre a Palermo il secondo negozio mono marca, nella zona che oggi potremmo definire dei grandi marchi del gioco.
DI FRONTE A DISNEY
Inevitabile la coda nel giorno del suo debutto, proprio di fronte allo store di Disney. Si è piazzato proprio bene il negozio di questa azienda danese, l’unica che è riuscita nell’impresa di esportare in tutto il mondo una parola della sua non proprio semplice lingua. Anzi, due. Perché Lego è la crasi di Leg e Godt il cui significato nell’idioma danese è gioca bene.
CHE INGEGNO, IL SIGNOR LEGO…
Una storia di un uomo di raffinato ingegno e di grande senso imprenditoriale è quella di Ole Kirk Kristiansen, il falegname che nel 1916 fondò l’azienda madre che poi sarebbe diventata nel tempo la fabbrica dei mattoncini. Un incendio nel 1924 distrusse il suo primo sogno di costruttore di abitazioni e arrendamenti d’interni. La depressione del 1929 diede un altro contributo notevole alla trasformazione dell’impresa.
I GIOCATTOLI
E qui scatta il colpo d’ingegno. Per abbassare i costi di produzione Kristiansen comincia a progettare in scala sempre più ridotta, sino ad arrivare all’idea dei giocattoli. E così, mattone dopo mattone – è proprio il caso di dire – nacque la Lego, grazie anche all’impulso che diede all’attività il figlio Godtfred.
I PORTICI DEL LUSSO
Oggi a Palermo la Lego ha scelto i portici del lusso del centro storico, occupando i locali che sino a qualche mese fa ospitavano Alongi, il negozio di abbigliamento di lusso dell’alta borghesia locale. L’inizio di un’era e la definitiva chiusura di un’altra, perché di fatto sarà impossibile trovare i Lego in altri negozi di giocattoli. Noi magari ricordiamo i Lego comprati da Studer, consoliamoci con l’ampia gamma che viene offerta a figli e nipoti da un negozio gestito dalla casa madre.
I MIEI STADI
Io con i Lego costruivo le casette a tetto spiovente, che nella vita reale non avevo mai visto e che erano ispirati dalle figure dei sussidiari. E ovviamente edificavo stadi, allungando le basi grigie e studiando mille artifici tecnici perché le tribune non crollassero all’indietro. Le porte erano posticce, prese da un altro gioco, con i segnali della Policar arrangiavo le bandierine del corner. I giocatori erano le fiches rotonde da poker di mio padre.
SETTANTACINQUE EURO, CHE RIMPIANTO
Oggi Lego significa tante altre cose, la meccanica già dagli anni ’80, consentì una proposta davvero innovativa. Guerre Stellari, Harry Potter e i Pirati dei Caraibi sono roba contemporanea, in linea con le regole del marketing e dei gusti dei bambini di oggi. Non solo di oggi, a dire il vero. Perché il mio cruccio più grande è non aver acquistato 3 anni fa la scatola con i Lego dedicati a Big Bang Theory. Settantacinque euro li valeva tutti…
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