Ogni cosa che ci è appartenuta lascia in noi ricordi e pezzi di vita. Soprattutto la nostra macchina che, come un libro con le briciole tra le pagine e l’unto delle nostre dita, è presente nel nostro quotidiano così tanto da diventare testimone del nostro vissuto.

CORNA DAL FINESTRINO

È lacrime e risate, baci, bambini che litigano o dormono o urlano, corna fuori dal finestrino anche metaforiche, musica ad alto volume e canzoni cantate a squarciagola, patatine e biscotti e odore di pane fresco e morsi a patate bollite, carte di caramelle e chewing gum, arbre magic vecchio di cent’anni e salviette multiuso trovate sempre asciutte nel monento del bisogno, tovagliolini di carta dal pacchetto munciuniato, odore di riscaldamento in inverno e di sudore in estate.

VOGLIA DI CORRERE

Il nostro umore sfogato sul volante e la voglia di correre lontano per poi accorgerci, nel momento in cui ci ritroviamo sotto casa, che correvano solo i nostri pensieri. E magicamente la nostra macchinina ci ha riportato all’ovile come se avesse un comportamento più saggio del nostro.

LA SEPARAZIONE

Gli sportelli sbattuti come una lite furiosa, il suono di un’accelerata in sorpasso come una risata a testimonianza di una complicità in una marachella. Poi, inevitabilmente, arriva il momento della separazione.

QUEI SUOI OCCHIONI

E gli occhi sono languidi perché tu lo sai che la stai abbandonando e ti sembra di tradirla perché tra tutte le cose che possediamo l’auto è quella più viva ed addirittura ci sembra che quei fari ci guardino come occhioni lacrimosi. Vorresti chiedere perdono per il tuo gesto, vorresti abbracciarla se potessi avere braccia tanto lunghe ed è allora che decidi di portare via qualche pezzo di lei.

LA DENUDI

Che sia il cric, l’autoradio o le casse, il ninnolo attaccato allo specchietto o conservato nel cassettino. La denudi, quasi la offendi ancora di più ma serve ad illuderti, a riconoscerla meno tua, la vuoi spersonalizzare usando la scusa che ciò che levi ti serve o te la ricorderà a vita.

L’ULTIMO SALUTO

Poi la saluti timidamente, tutti l’abbiamo accarezzata prima di girarci per sempre, una carezza timida perché il cuore piange ma il pudore è forte, specie se altri ti guardano. La sera a casa ripensi a tutto, agli anni passati insieme e all’ultimo saluto. E ti accorgi che qualcosa le è rimasto dentro, che sia l’elefantino rosso o una tua lacrima sul sedile poco importa, ma qualcosa di tuo sarà con lei nel momento in cui cesserà di essere la tua macchina e prenderà le sembianze di un cubo di lamiere aggrovigliate. La vita continua.

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