La stagione d’oro del vino di Sicilia è sottolineata non soltanto dai volumi della produzione, ma anche e soprattutto dalla considerazione che il mercato attribuisce alle etichette provenienti dall’isola. Merito di aziende e dei tanti professionisti che ne hanno determinato la svolta dopo anni di assoluta marginalità. Oggi la qualità dei vini siciliani regge il confronto sia sul mercato interno che internazionale. E la Sicilia è diventata un vero e proprio patrimonio del movimento nazionale. Su tutto domina l’Etna, con le sue contrade e le tante aziende che ne hanno segnato la storia. Oggi si alza il sipario su Cantine Nicosia di Trecastagni.
LE ORIGINI
Nel 1898 il bisnonno dell’attuale proprietario Carmelo, Francesco Nicosia, apriva la prima bottega di vino a Trecastagni, un paesino sul versante sud orientale del vulcano da cui partivano le botti di vino dell’Etna. Già a quei tempi, era molto apprezzato sui mercati europei, tanto da essere utilizzato come prodotto da taglio per i rinomati vini francesi, ai quali conferiva la sua grande mineralità.
I TALENT SCOUT
Si pensi che tra il 1880 ed il 1890 la superficie vitata sull’Etna giungeva fino a 50.000 ettari, con una produzione complessiva superiore ai cento milioni di litri di vino che partivano dal porto di Riposto per raggiungere il continente. Per molto tempo l’attività principale dei Nicosia è stata quella di veri e propri ‘talent scout’, scopritori di vini siciliani meritevoli di essere promossi e commercializzati. Con una particolare predilezione – già allora – per i vitigni autoctoni etnei come il Nerello Mascalese, base dei rossi dell’Etna.
L’EPIDEMIA E IL NERO D’AVOLA
Le vicissitudini seguite all’epidemia di fillossera, che riguardò anche la zona etnea, sconvolse il panorama vitivinicolo europeo. Tanto da indurre il fondatore Francesco e poi la successiva seconda generazione Nicosia ad ampliare il proprio sguardo oltre i confini etnei. Si esplorano così altri territori particolarmente vocati in Sicilia, soprattutto, al Nero d’Avola.
DON CICCINO E I CARATEDDI
C’è un’immagine molto cara a Carmelo Nicosia, oggi al timone dell’azienda: una foto d’epoca, gelosamente custodita. Risale al secondo dopoguerra e ritrae il padre don Ciccino (terza generazione, figlio di un altro Carmelo e nipote del fondatore Francesco). Con il suo carretto carico di “carateddi”, le piccole botti al tempo usate per trasportare i vini dell’Etna, attraversa il centro di Catania. E alle sue spalle visibili ancora i segni dei bombardamenti di fine guerra.
DAL VINO SFUSO ALLE BOTTIGLIE
Il primo vero salto nel futuro risale agli anni immediatamente successivi alla seconda guerra mondiale. Nel 1952 i Nicosia iniziano a mettere per la prima volta in bottiglia, quei vini provenienti dai vigneti di proprietà sull’Etna e da altre zone dell’isola (Pachino, il Ragusano, il sud della Sicilia), che fino ad allora avevano viaggiato sfusi.
LE ANNATE IMPORTANTI
Di queste bottiglie, destinate all’epoca ad alberghi, taverne e a quei pochi ristoranti che iniziavano pian piano, anche in Sicilia, ad annunciare una nuova epoca di prosperità e benessere, rimangono ancora oggi degli esemplari custoditi in cantina. Sono state conservate perché era usanza di famiglia mettere da parte una certa quantità di prodotto per ognuna delle annate segnate da eventi particolarmente importanti nella storia aziendale e nella vita familiare.
ANDARE A 6.000 ALL’ORA
Nel 1954 l’azienda entra a regime con una linea di imbottigliamento artigianale alla quale lavoravano due donne, addette al lavaggio delle bottiglie, un operaio che tappava a mano, uno con il compito di applicare le etichette e un altro che riempiva le cassette di legno, all’epoca da 20 bottiglie. Altri tempi, insomma, se si considera che l’azienda oggi è dotata di una moderna linea di imbottigliamento da 6.000 pezzi l’ora.
MOGLIE E MARITO
In quegli anni e fin quasi alle soglie del nuovo millennio a reggere l’azienda sono Francesco ‘Ciccino’ Nicosia e la moglie Grazia Campione, coppia inossidabile che il figlio Carmelo così descrive: “Lui, uomo dalla forte tempra, il suo spirito imprenditoriale ha suscitato scelte coraggiose e lungimiranti. Se mio padre era il motore dell’azienda, mia madre ne era il cuore e, in alcuni frangenti, la mente.”
LE VIGNE DI MONTE GORNA
Come il padre, anche Carmelo Nicosia ha voluto coinvolgere nella sua avventura a capo dell’azienda la moglie Gina. E con loro arriviamo al passaggio tra gli anni novanta e il nuovo millennio. Sono trascorsi 15 anni dall’inizio dell’imponente opera di ristrutturazione dei suggestivi vigneti di contrada Monte Gorna, situati nel territorio di Trecastagni, all’interno del Parco dell’Etna. Oggi sono il fiore all’occhiello dell’azienda e tappa obbligata per tutti i visitatori che dalle sue terrazze possono godere di un panorama mozzafiato, che abbraccia la costa ionica dal golfo di Augusta a Taormina.
LA DOC ETNA
Le terrazze furono reimpiantate con i vitigni autoctoni principali della DOC Etna: Nerello Mascalese e Nerello Cappuccio per il rosso, Carricante e Catarratto per il bianco. Quasi in contemporanea, l’azienda decide di acquisire un’ampia estensione di vigneti nella Sicilia sud orientale, in contrada Bonicontro tra i comuni di Vittoria e Acate, culla del pregiato Cerasuolo di Vittoria Classico DOCG e delle due varietà a bacca rossa che ne compongono il blend, Nero d’Avola e Frappato.
FONDO FILARA E SOSTA TRE SANTI
Dalle uve delle due tenute di Monte Gorna e di contrada Bonicontro nascono nei primi anni del nuovo millennio i vini della selezione Fondo Filara e dei rossi dal lungo affinamento in edizione limitata Sosta Tre Santi, il cui nome è un tributo della famiglia Nicosia a Trecastagni e ai suoi santi protettori Alfio, Cirino e Filadelfo. Grazie a queste importanti etichette l’azienda inizia ad aprirsi ai mercati esteri con presenze in una trentina di paesi diversi tra Europa, America ed Estremo Oriente.
L’ENOLOGA DI TALENTO
Questa nuova pagina nella storia dell’azienda ha il suo culmine nel 2008, anno che segna un punto d’arrivo fondamentale e, allo stesso tempo, un nuovo inizio, grazie all’arrivo della giovane e talentuosa enologa palermitana Maria Carella, formatasi a Milano alla scuola del professore Attilio Scienza e già con alcune importanti esperienze alle spalle.
IL TURISMO DEL VINO
In quell’anno, prima che venisse tagliato il nastro, a cantiere non ancora chiuso, l’azienda vi tiene la sua prima edizione di Cantine Aperte, la manifestazione promossa dal Movimento Turismo del Vino di cui Nicosia diventa una delle prime aziende vitivinicole siciliane associate.
LE SOSTE DI ULISSE
L’apertura di un’osteria in cantina, inaugurata il 1° maggio 2013, seguita dalla creazione di un grande wine store, avrebbe completato un’offerta enoturistica che oggi fa dell’azienda il principale punto di riferimento per enoturisti, winelover e amanti della buona tavola sul versante orientale dell’Etna. Ne sarà dimostrazione nel 2016 l’ingresso nell’esclusivo club de Le Soste di Ulisse, che raggruppa le eccellenze dell’ospitalità e dell’offerta enogastronomica siciliana.
I GIOVANI ALLA RIBALTA
Giungiamo così agli ultimi anni, caratterizzati soprattutto dall’ingresso in azienda, a fianco del padre Carmelo, della quinta generazione: Francesco, che mostra subito il suo interesse per la produzione, divenendone responsabile non ancora trentenne, e il fratello minore Graziano, i cui interessi spaziano dal marketing all’export e che oggi è il più giovane tra i membri del Consiglio direttivo del Consorzio di Tutela dei Vini Etna DOC, dove ricopre la carica di Vice Presidente.
L’ERA DEL BIOLOGICO
Com’è normale che sia, la nuova generazione ha portato con sé una ventata di aria fresca e una serie di importanti novità. Innanzitutto, un’attenzione particolare ai temi della sostenibilità ambientale e del biologico. Nicosia diventa una delle prime aziende in Sicilia ad adottare un avanzato protocollo di viticoltura di precisione, che si basa anche sulla mappatura satellitare dei vigneti, e a sviluppare le cosiddette ‘biotecnologie’.
PRIMATO DI SICILIA
I vigneti sull’Etna e a Vittoria nel 2016 concludono il loro periodo di conversione al biologico, consentendo oggi all’azienda di produrre ben 13 diversi vini biologici certificati, di cui 5 vantano pure la certificazione bio vegan di ICEA. L’azienda di Trecastagni è anzi la prima in assoluto a proporre in Sicilia vini biologici e vegani, che diventano tra i più venduti a livello nazionale nel comparto bio.
LE BOLLICINE
Un’altra sfida che sta molto a cuore alla nuova generazione Nicosia è rappresentata dal metodo classico dell’Etna: frutto di importanti investimenti e di un lungo lavoro preparatorio in vigna e in cantina, nel gennaio 2014 vengono presentati i primi spumanti metodo ‘champenoise’ prodotti dall’azienda, con le sue sole forze. Il risultato sono il Sosta Tre Santi Etna Brut, ‘blanc de noir’ da uve Nerello Mascalese, e il ‘blanc de blanc’ Sosta Tre Santi Carricante Brut.
BRINDISI CON CUTTAIA E LE FIRST LADIES
Gli spumanti Sosta Tre Santi conquistano subito la ribalta quando, in occasione della riunione dei capi di stato dei paesi del G7, svoltosi in Sicilia nella primavera 2017. Vengono, infatti, selezionati dallo chef stellato Pino Cuttaia per il brindisi di benvenuto alla colazione offerta alle first ladies, ospiti dell’allora Sindaco di Catania Enzo Bianco a Palazzo degli Elefanti.
POKER DI TRE BICCHIERI
Il 2018 è stato anche l’anno della consacrazione per il ‘cru’ di contrada Monte Gorna Etna Rosso Riserva premiato, nell’annata 2012, da Gambero Rosso con il Tre Bicchieri, il massimo riconoscimento del vino italiano riconfermato per la stesso vino (ma nell’annata 2013) anche sulla guida ‘Vini d’Italia 2020″. Si tratta, in realtà, del quarto anno consecutivo, dato che l’azienda aveva già conquistato in precedenza i Tre Bicchieri, prima con il Sosta Tre Santi Nero d’Avola (il ‘cru’ di Vittoria) e poi con il Fondo Filara Etna Bianco biologico.
LE NUOVE CONTRADE
Ma la novità più rilevante degli ultimi due anni, e quella destinata ad avere le conseguenze più durature, è certamente rappresentata dall’ulteriore ampliamento della base produttiva. Nell’arco di pochi anni raggiungerà sull’Etna il traguardo di circa 80 ettari vitati. Sono ormai giunti a compimento i lavori di reimpianto delle varietà autoctone nei nuovi vigneti etnei nelle contrade Monte San Nicolò e Ronzini, sempre nel territorio di Trecastagni e a Zafferana Etnea e in contrada Cancelliere Spuligni,
LA NOVITA’ DEL 2020
In queste particelle nell’autunno 2018 è stato già effettuata la prima vendemmia. Nel corso del 2020 sarà, quindi, possibile degustare il primo vino proveniente dalle nuove contrade: l’Etna Rosso Monte San Nicolò 2018. “Da quando è stata inserita nel disciplinare la possibilità di utilizzare la contrada in etichetta – afferma Graziano Nicosia – il modello per la maggior parte dei produttori dell’Etna è la Borgogna. Come azienda tra le più antiche e consolidate sul vulcano, la nostra ambizione è quella di rappresentare l’Etna a 360 gradi, la tipicità e la complessità della produzione vinicola nel nostro straordinario territorio, vera e propria isola nell’isola nel panorama siciliano.”
Playlist: -If you love somebody set them free – Sting
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