Ammainate la bandiera. E un pò dispiace perché, pur comprendendo il valore simbolico, è ingiustificabile la violazione delle regole da parte di un’Istituzione. E così un buon intento è travolto dalla caciara, come spesso ormai accade. Storia breve e semplice: il Comune di Palermo ha esposto la bandiera transgender nel pennone di Palazzo delle Aquile, accanto al vessillo della città e a quelli italiani e dell’Europa.
LA RIMOZIONE DELLA BANDIERA
La Lega, per voce del consigliere Igor Gelarda e del commissario provinciale Antonio Triolo ne ha chiesto la rimozione. “Siamo contro ogni forma di fobia ed è massimo il rispetto per la giornata contro la violenza sui trans. Tuttavia è intollerabile e contravviene ad ogni regola che il sindaco di Palermo abbia potuto autorizzare l’esposizione della bandiera trangender sulle aste delle bandiere ufficiali di Palazzo delle Aquile”.
LA CAFIATA
E siccome a Gelarda non bastava segnare un golletto risicato, è andato per la cafiata. ” Per questa ragione abbiamo chiesto e ottenuto che il simbolo dei trans venisse esposto altrove”. Cosa che è avvenuta, tanto che la suddetta bandiera è stata spostata in un balcone, “ripristinando quella che di fatto è la norma”. Come dire: giusta la causa, bocciato il metodo. E chi può dirgli niente?
LE FORZATURE DI ORLANDO
“Non è altro – hanno continuato gli esponenti leghisti – che l’ennesima forzatura del sindaco Orlando che affronta le tematiche da un punto di vista strettamente ideologico e non per risolvere problemi. A costo di violare norme e protocolli”. Profilo dei protagonisti: pollo uno, scaltro l’altro.
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