Quel pomeriggio del 3 agosto di tanti anni fa sembrava un pomeriggio come tanti, ma qualcosa di diverso un po’ doveva averlo. Lei era partita per una settimana e sette giorni e senza vederci non era la più bella delle prospettive. Ero giù nel parco del palazzo, rimasto con me e i miei pensieri e con l’idea consolante che quei sette giorni sarebbero passati presto.
UNA STORIA NON STORIA
Si trattava di una storia non storia di un anno e mezzo. Una di quelle complicate dove la complessità di due persone la rendeva complessa in modo originale. Ci univa un’attrazione prima di tutto mentale, una stessa lunghezza d’onda dove ci scambiavamo pensieri, intese, sguardi che parlavano, ma insieme ad essa erano mescolate incostanza e quell’imprevedibilità che non erano la base per costruire un rapporto vero e proprio.
GIRAVO NEL PARCO
Giravo un po’ con me stesso in quel parco di quel 3 agosto, ripensando a tutte le emozioni che tutto questo mi trasmetteva, io e quei sette giorni che rappresentavano il buio in cui dovevo entrare pensando a come ne sarei uscito sette giorni dopo. Pensavo alle uscite col gruppo, alle scampagnate fresche dove la cosa più fresca di tutte era il poterci vedere, alle lunghe conversazioni che riguardavano studi in comune, amici, obiettivi di vita. Pensavo a come era stimolante con il suo modo di vedere la vita piena di propositi e conquiste da realizzare.
LA MIA DONNA IN QUELL’AUTO
Il pomeriggio trascorreva e piano piano andavo convincendomi che in fin dei conti quel distacco non era niente di grave, che era di pochi giorni davvero. E per occupare la sera sarei uscito con altre persone per pensarci di meno. Con la sera che arrivò dopo tutto quel pomeriggio, salii nell’auto che mi venne a prendere, con i saluti di rito e dietro un’altra lei. Ci eravamo conosciuti solo al telefono, chiacchierando del più e del meno, una bella voce che mi trovavo di presenza: “piacere” e ci siamo conosciuti. Quella sera di quel 3 agosto, dopo tutto quel pomeriggio, conobbi la donna che diventò quella della mia vita.
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