Pagine di diario al tempo del Coronavirus

Era l’anno 1960 quando mia zia Maria invitò la mia famiglia a Catania. Ai miei zii era stata assegnata una casa popolare e la zia Maria tanto era entusiasta che invito la mia famiglia composta da mio padre, mia madre e i miei due fratelli che all’epoca erano piccoli ( Ninni aveva tre anni e Stefano solo un anno). Ma anche la zia Maria e lo zio Attilio, fratello di mio padre, avevano due figli, Ninni e Marcello, della stessa età dei miei fratelli, quindi era la vacanza ideale.

LA CORSA ALL’OSPEDALE CIVICO

Mia madre era entusiasta per quella partenza e si premurò a comprare nuove sottane e vestiti. Il giorno che i miei genitori avrebbero dovuto affrontare quel viaggio successe un fatto brutto. Mia madre stava preparando le valigie e ad un tratto dovette sedersi perché stava male, provò ad alzarsi ma non ci riuscì, mio padre le chiese cosa si sentisse e lei disse: Ugo, m’ammuddaru i ammi, mi sentu mali. Subito mio padre mise mia madre in braccio e la portò all’Ospedale Civico con la sua Seicento bianca.

MIA MADRE E L’ASIATICA

Il medico di famiglia, il dottor Gandolfo raggiunse mia madre in ospedale. Dopo una ventina di giorni di ricovero mia madre guarì e tornò a casa per la convalescenza. I miei fratelli erano da mia nonna che all’epoca abitava a piazza Origlione a Ballarò, mentre i miei abitavano non molto lontano da lì, in Via Collegio Giusino. Il dottore di mia madre, con la sua bicicletta, le fece visita e le disse: bellezza, ti posso dire che sei stata la prima a Palermo ad avere l’asiatica. L’influenza asiatica fu una pandemia influenzale di origine aviaria, che negli anni 1957/60 fece circa due milioni di morti. Fu causata dal virus A/Singapore/1/57 H2N2 (influenza di tipo A), isolato per la prima volta in  Cina nel  1954. Nello stesso anno fu preparato un  vaccino che riuscì a contenere la  malattia.

GLI ANTICORPI

A mia madre è venuto in mente questo lontano episodio dopo aver appreso del Coronavirus. Oggi, dopo avermi raccontato l’episodio del 1960 mi ha detto: na’ vota c’incagghiavu, ma ri tannu un m’ha vinutu mai na’ frievi, si viri ca’ sviluppavu l’anticorpi. 

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