Notava opportunamente lo psichiatra Paolo Crepet, dopo i primi baldanzosi primi giorni di quarantena segnati da flash mob a orari regolari e tanta tantissima messinscena che travestiva la paura, che a gioco lungo quella ritualità festosa avrebbe lasciato spazio all’angoscia e la comunanza all’individualismo. Facile quanto azzeccata previsione, oggi che l’eroe di tutti i tetti spopola e non solo sui social. Gratis e a pagamento.
IL ROSARIO LAICO
Eppure in ogni città – e potremmo dire in ogni quartiere di essa – sopravvive quella parte di sana partecipazione che ci fa sentire un pò meno casuali condomini e un pò di più appartenenti ad una comunità, che sia piccola o estesa, popolare o borghese. Nel quartiere De Gasperi, a Palermo, ogni giorno c’è un rosario laico che si consuma sui balconi, alle 18 che è l’orario che magari qualche mese prima avrebbe aperto le danze di un altro tipo di convivialità, quella tattile e senza mascherine, fatta di calici e chiacchiere e di sogni che erano altro che uno sguardo di speranza al quotidiano bollettino ufficiale dei contagiati. Che, ironia della sorte, arriva proprio alle 18.
PALLOTTOLE ROMANTICHE
Lui è un professore ma di quelli che per i suoi allievi fa presto a diventare eroe, forse per un stile poco formale o forse perché bisogna avere memoria di ciò che siamo stati e addizionarlo più che sottrarlo a ciò che siamo. Insomma, restare un pò ragazzi per comprenderli meglio questi studenti che si affacciano alla vita. Lui, il professore, si chiama Dario Nicchitta, generazione forty, una grande passione per lo sport che se la batte con quella per la musica. La quarantena ha risolto la sfida, vince il musicista. E quindi il nostro prof entra in scena ogni giorno nel suo balcone, imbracciando il sax come un mitra che sa dove indirizzare le sue pallottole romantiche, dritte al cuore di un pubblico che aumenta di giorno in giorno.
ESIBIZIONI VIRALI
Il repertorio tocca corde diverse, dalla struggente Summertime (clicca sul link) a Il Cielo in una stanza che non possiamo pensare priva di riferimenti che conducono all’attuale. Le sue esibizioni sono diventate virali -perdonateci la bruttissima parola visto il momento… – registrate addirittura dai balconi più lontani, un appuntamento sentimentale che scandisce il pomeriggio di una strada sinonimo di fede e speranza, in mezzo tra Piazza Karol Wojtyla e Villa Sofia, simboli della cura dell’anima e del corpo.
IL SENSO DELLE PAROLE
Lasciarsi accarezzare dalla musica è un vizio che possiamo ancora consentirci. Peraltro, questa musica ci riconduce ad una dimensione che la maggior parte di noi non ha conosciuto, quella di considerare il nostro vicino non il rompicoglioni con cui litigare alle riunioni di condominio o l’usurpatore del nostro parcheggio. Ma appunto un vicino. Diamo un senso alle parole, che le parole hanno un senso e il Covid prima o poi se ne andrà…
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