Grazie all’amico Dario Piombino, antropologo messinese e appassionato conservatore delle Catacombe palermitane, ho avuto l’opportunità di partecipare qualche tempo fa ad una delle visite guidate in notturna, organizzate periodicamente nel complesso delle Catacombe dei Cappuccini di Palermo. Presenti più di 70 persone che hanno affollato gli stretti passaggi sotterranei nel sottosuolo delle catacombe: un numero straordinario in relazione alla tipologia di una visita rilanciata solamente sui social. E che la dice lunga anche sul desiderio di eventi che raccontino il patrimonio spesso negato o relegato al mercato del turismo veloce.
IL FASCINO DI UN CULTO ANTICO
Una città, la nostra, che deve ancora in gran parte svelarsi ai più, soprattutto palermitani, grazie a occasioni come questa, giusta commistione di rigore scientifico ed emozioni, ingredienti giusti per uno storytelling di grande livello alla base di un buon turismo esperienziale. Quello delle Catacombe dei Cappuccini è un sito culturale di grande fascino e con una storia appassionante, dove è palpabile come esista una relazione diretta tra la storia della nostra città e le catacombe. Culti ormai dimenticati, come quello per le anime del purgatorio, simboli esoterici, lapidi istoriate e preziose urne, emblema del rispetto verso i morti, un tempo molto più sentito, ma anche testimonianza di affetti, amori, perdite.
GLI SPOSI
La visita trasporta in una dimensione sconosciuta ai più, una archeologia delle emozioni che racconta molto del nostro popolo, dei suoi sentimenti e della sua religiosità. 1200 mummie esposte sulle circa 2000 presenti nei sotterranei dei Cappuccini; un patrimonio ricco e particolarmente fragile, arricchito da casse, simboli, fotografie, iscrizioni in un intreccio di vicende umane che s’incrociano nei corridoi dei due quadrilateri sotterranei, narrate nei secoli da letterati e artisti, da Alexandre Dumas padre e Guy de Maupassant a Carlo Levi. Duemila corpi di religiosi, personaggi storici, artisti, borghesi, divisi in settori omogenei. Il primo frate cappuccino sepolto nel 1599, la coppia di sposi che in una suggestiva quanto casuale posa sembrano guardarsi, i due imbianchini collocati alla fine di un corridoio dove sono conservate le mummie dei professionisti, un militare che partecipò ai moti del ‘48, alti prelati e nobildonne.
LA PICCOLA ROSALIA
Una umanità così varia ma terribilmente uguale nell’ineluttabile destino dell’uomo. Appesi al muro o collocati in casse di legno, nei corridoi riservati agli uomini, alle donne, ai bambini, ai frati e, attrazione principale, la piccola Rosalia Lombardo, bambina dal volto sereno e delicato, morta a due anni di polmonite nel 1920 e imbalsamata da Alfredo Salafia. Alei è dedicata una culla hi-tech alla fine di un lungo corridoio, a lei sono state riservate le cure migliori, forse dimenticando però il valore della totalità del complesso. Una realtà culturale fragile e certamente bisognosa di attenzioni e di finanziamenti per la conservazione più consona di un patrimonio di inestimabile valore sociale e culturale.
IL FASCINO DEL NOTTURNO
Un luogo che probabilmente va riconsiderato alla luce dei nuovi studi e delle nuove tecniche di conservazione, da affidare a chi, più dei volenterosi frati cappuccini, sappia prendersi cura in maniera scientifica di un patrimonio ormai divenuto famoso in tutto il mondo. Insomma la visita delle catacombe, soprattutto in notturna, è un’esperienza fuori dal comune, consigliata a chi vuole conoscere la vera anima della sua terra, l’opportunità di partecipare ad un rito collettivo che lascia stupiti, esplorando la condizione umana in una delle sue parti più delicate, misteriose e simboliche.
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